Le emozioni rappresentano la "figura in primo piano" di varie combinazioni di propriocezioni e percezioni. Esse sono mezzi di cognizione, esperienze valutative dirette del campo organismo-ambiente che, non servendosi della mediazione dei pensieri o dei giudizi verbali, sono di natura immediata.
In psicoterapia essere in empatia con il soggetto, significa "mettersi nei panni dell'altro, continuando ad indossare i propri". Questo affinchè il confine personale tra sè e l'altro, appunto, sia sempre ben marcato. Facendo continuamente fluttuare l'attenzione tra sè stessi e chi abbiamo davanti, sarà possibile percepire l'emozione dell'altro, riconoscerla e distinguerla dalla propria, non facendola tale.
Il terapeuta deve mantenere una consapevolezza vigile che gli consenta di distinguere i propri vissuti da quelli del paziente, rintracciando così il significato di ciò che viene raccontato da quest’ultimo.
Nel video "the Gift", non vengono espresse parole per poter spiegare cosa possa significare stare e vivere una relazione, nella fattispecie, una relazione d'amore.
L'autore Julio Pot riesce a farlo con delicatezza e semplici tratti.
“Avevo un cane nero. Il suo nome era Depressione”
è un video di Matthew John Stone. E' stato ideato in collaborazione con l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale.
Il cane nero viene visto come presenza costante e oscuro, a tratti ambigua. Può dare l'dea di poter essere controllato, in realtà ci domina rendendo difficili anche le cose più semplici. Può togliere l’appetito e il sonno, isolare da tutto e da tutti.
"La cosa più importante da ricordare è che non importa a che punto arrivi … con le giuste precauzioni e parlando con le persone giuste, qualsiasi cane nero può essere sconfitto. Non posso dire di essere grato al cane nero, ma è stato un grande insegnante. Mi ha obbligato a rivedere e semplificare la mia vita. Ho capito che invece di fuggire dai problemi, è meglio accoglierli. Il cane nero probabilmente farà sempre parte della mia vita, ma non sarà mai più la parte più importante. Ora ne ho piena consapevolezza. Ho imparato che grazie alla conoscenza, la pazienza, la disciplina ed un pò di senso dell’umorismo, anche il peggior cane nero può essere guarito.
Se senti di essere in difficoltà non aver paura di chiedere aiuto. Non c’è assolutamente nessuna vergogna nel farlo; l’unica vergogna è sprecare la propria vita”.
Al mondo oltre 350 milioni di persone soffrono di depressione. E' un male che spesso resta invisibile, può esserci la tendenza a volerlo nascondere a causa delle caratteristiche cupe e dei pregiudizi che lo circondano.
La relazione che cura.
Il terapeuta è, in primis, essere umano, ed in quanto tale, non immune alle difficoltà esistenziali quotidiane. Acquisisce il saper fare sia durante il periodo di formazione e sia, soprattutto, con la pratica clinica e con i pazienti.
La terapia personale e le proprie vicende di vita preparano il terapeuta ad essere. Lo psicoterapeuta che è riuscito a sciogliere alcuni nodi dentro di sé, diviene capace di essere realmente presente a se stesso e con il paziente. Diviene capace di andare al di là dei propri problemi personali e di ascoltare il paziente con una mente libera da conflitti.
Inoltre, il terapeuta che sa essere
, è capace di ricevere il paziente senza giudicarlo, perché sa per esperienza personale che non è il paziente ad essere sbagliato, ma sono le sue modalità disfunzionali di pensare, di vivere le emozioni, di comportarsi e di relazionarsi con gli altri che provocano sofferenza in lui.
HIC ET NUNC
"...L' ostacolo, a quanto pare, è l'angoscia. Sempre l'angoscia. E' chiaro che se dovete imparare un nuovo comportamento ne resterete angosciati, e lo psichiatra ha paura dell'angoscia. Il fatto è che non sa cosa sia, l'angoscia. L'angoscia è l'eccitazione, l' élan vital che portiamo in noi, e che al momento in cui ci sentiamo insicuri riguardo al ruolo da recitare subisce una stagnazione. Se non sappiamo se otterremo applausi o pomodori, esitiamo, e il cuore comincia ad andare di gran carriera e l'eccitazione non può fluire nell'attività, e ne risulta la paura del palcoscenico. Ne segue che la formula dell'angoscia è semplicissima: l'angoscia è la lacuna tra l 'ora e il poi. Se siete nel presente, siete creativi, siete inventivi. Se i vostri sensi sono all'erta, se tenete aperti gli occhi e le orecchie, come fanno tutti i bambini piccoli, una soluzione la trovate sempre." Frederick S. Perls
Polarità e sedia vuota in Psicoterapia della Gestalt
La Psicoterapia della Gestalt, lavora con l’individuo nella sua molteplicità, tentando di favorire un processo di integrazione. Perls diceva che “il nostro scopo è quello di fare di ognuno di noi una persona sana, il che significa una persona integrata”. Ogni aspetto dell’individuo presuppone la presenza della sua antitesi, della qualità polare che spesso rimane sullo sfondo, conservando la potenza necessaria per emergere quando ha la forza sufficiente.
Lavorare con le polarità interne dell'individuo, significa sostanzialmente, "riattivare" il contatto tra due forze opposte e far sì che ciascuna parte possa vivere al massimo le proprie possibilità, integrandosi. Il tutto attraverso una soluzione creativa che le contenga entrambe, appunto, oppure cercando un compromesso che mantenga queste ma non in una posizione sintomativa o bloccata.
Uno degli strumenti preferiti utilizzati in Gestalt per favorire il dialogo fra le due polarità, è la "Sedia Vuota". Si tratta di una tecnica "psicodrammatica". Il soggetto vive l’esperienza di personificare un’altra persona o un altro ruolo e attraverso la guida del terapeuta, improvvisa un dialogo. Il dialogo simulato avviene non solo con una figura importante e significativa, ma anche e soprattutto con parti psichiche di sé. Queste parti sono spesso polarità della persona, scisse e negate, che nel lavoro vengono proiettate sotto forma di una figura, di un essere che viene fatto esprimere verbalmente di fronte al soggetto, il "titolare" dell’identità ufficiale.
Spingendo il processo all’estremo, facendo cioè diventare queste parti delle vere e proprie proiezioni, scisse all’esterno, questa tecnica tende a rimetterle in contatto, promuovendo il dialogo e mettendo in evidenza il tipo di rapporto che lega le due posizioni. Inoltre si spinge a una comunicazione diretta, “sana” e “funzionale” (secondo i criteri dei terapeuti della comunicazione), responsabile ed esplicita.